Mentire alla polizia, lo fai abitualmente quando ti fermano? Se ti spingi oltre questo limite si configura il penale
Mentire mentre si è indagati per un crimine è considerato reato? E cosa succede se si mente alla polizia molte volte? Ecco cosa dice la legge italiana.
A volte si sente parlare di reato di “falsa testimonianza” e istintivamente si tende a pensare che significhi che mentire alle autorità mentre ci si trova a un processo in quanto indagati sia illegale. In realtà, non è proprio così e bisogna distinguere tra la varie situazioni che si possono verificare e al tipo di ruolo che l’indagato ha.
Le cose infatti (e quindi anche le conseguenze a livello penale) cambiano molto a seconda che il soggetto interrogato dalla polizia giudiziaria sia un indagato o se sia ascoltato come “persona informata sui fatti”, ovvero una persona che potrebbe dare delle informazioni utili per risolvere il caso.
La legge italiana prevede diverse situazioni e dà la possibilità alla persona di difendersi sempre e in casi particolari anche mentire (o direttamente rimanere in silenzio) può essere un modo per difendersi, se la persona ritiene che parlando potrebbe finire in pericolo. Ma andiamo più nei dettagli.
Mentire alla polizia giudiziaria, quando non è reato
Quando una persona viene interrogata dalla polizia giudiziaria nelle veste di “indagata” non ha l’obbligo penalmente sanzionato di dire la verità e può anche scegliere di non dire proprio niente e quindi restare in silenzio. Tuttavia, l’indagato è obbligato a dire la verità sulla propria identità personale.
Il codice penale dice chiaramente all’articolo 384 che un indagato che mente non è penalmente perseguibile e quindi mentire alla polizia non è reato. Tuttavia, ci sono dei limiti: l’indagato può mentire, ma non può abusare di questo diritto di difesa perché questo porterebbe a ostacolare le indagini. In questo caso si è puniti per simulazione di reato e calunnia, come sostengono gli articoli 367 e 368.
Mentire alla polizia giudiziaria, quando è sempre reato
Diverso è il caso in cui la persona interrogata sia considerata una “persona informata sui fatti” ovvero un testimone che potrebbe portare a delle informazioni chiave per scoprire la verità. La persona informata sui fatti ha l’obbligo per legge di rispondere (quindi non può restare in silenzio) e di rispondere secondo verità.
Questo, salvo alcune eccezioni: non è obbligato se dai fatti potrebbe emergere responsabilità penale, se è prossimo congiunto dell’imputato o se deve tutelare il segreto professionale, d’ufficio e di Stato. Se la persona mente, viene punito per aver fornito informazioni false al pubblico ministero; il reato non si pone in caso di interrogatori organizzati dalla polizia di propria iniziativa o su delega del pubblico ministero. Al massimo, se si mente per coprire qualcuno, si può essere accusati di favoreggiamento.